domenica 3 agosto 2014

Chiedere l'impossibile?


"Le domande che mi pongo sono molte. Abbiamo forse mirato troppo in alto? E' possibile liberare delle persone "bruciate" dall'alcool, dalla droga, dalla criminalità, lasciandole immerse nel proprio ambiente? E' chiedere l'impossibile?[...]
Non lo so. Posso solo dire che ci abbiamo provato. Non sappiamo se sarà tutto un fallimento oppure no. [...]
L'importante per me, per noi, è esserci stati dentro, aver camminato con questa gente che nessuno considerava e aver tentato delle strade per dare dignità a questi volti luminosi."

P. Alex Zanotelli, Korogocho. Alla scuola dei poveri


Questo passaggio è tratto da un libro pieno di vite struggenti ma anche di atti d'amore che padre Zanotelli ci racconta. Un'esperienza in una delle più celebri baraccopoli di Nairobi. Ho avuto modo di "esplorare" una slum l'anno scorso e rileggendo queste righe e altre storie di vite, mi venivano alla mente dei volti, esistenze che non ho più incontrato.

Non posso dire che l'esperienza che sto vivendo in comunità dove sto svolgendo il servizio civile sia paragonabile all'esperienza descritta nel libro "Korogocho", ma in queste parole ho ritrovato delle fatiche quotidiane che alle volte si vivono: lavorare e non sapere se ci sarà un risultato nella vita di quella persona.


Avere delle aspettative nei confronti di quella persona, aspettative che non sono sempre soddisfatte e raggiunte perchè la persona in relazione con te, non è "te".

Ma "l'esserci stati dentro" in quella dimensione significa aver fatto un pezzo di strada con l'altro, dare delle possibilità e degli strumenti di riscatto sociale a quella persona.

"Camminare" significa andare avanti, proiettarsi a un futuro.
"Dare dignità" è l'obiettivo finale: considerare la persona che si ha di fronte con diritti e doveri nei confronti della società, aiutandolo ad essere consapevole di sè.

Sapere che dopo tanta sofferenza si può costruire di nuovo una vita, con delle condizioni diverse da quelle precedenti, magari in un Paese in cui si è capitati e non si è propriamente scelto di arrivare, ecco, è questa consapevolezza che a me dà speranza.



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