giovedì 6 novembre 2014

Il cappello da capraio

Sono circa le 10.30 quando R. entra nella saletta del Centro d'Ascolto. Io non l'ho mai incontrato prima d'ora, eppure lui mi dice di venire spesso a mangiare in mensa. Ci sediamo, io di fronte a lui. Lo guardo e dentro di me penso che è proprio un 'tipo' originale. Il mio sguardo è attirato dalla sciarpa che ha attorno al collo. È rossa, con delle decorazioni che ricordano il Perù o la Bolivia, eppure lui è italianissimo. Inoltre, la porta in un modo che, per me, è originale per un senza tetto poiché solo una metà gli gira intorno al collo, mentre quasi tutto il resto della sciarpa è libero di andare dove vuole. Sembra un dandy, penso!
Ma, oltre a questa sciarpa bella e sporca, non posso fare a meno di notare il suo cappello.
Un bellissimo cappello a tesa larga, nero, di quelli che vanno di moda ora e che lui, con cura, adagia sulla sedia non appena si accomoda davanti a me.

Non riesco a trattenermi (anzi, confesso, nemmeno ci provo a trattenermi!) e dico: 'Che bel cappello che hai, R.'
Lui sorride. 'è un cappello da capraio.'
Sorrido. Mi guarda. 'Credi davvero che sia bello?'
'Certo che lo credo..e ti dirò che va anche di moda ora!'
'Davvero? Beh, a me l'ha regalato una persona speciale, per questo me lo metto. E poi, sai, con la pioggia è perfetto.. prima che si inzuppi devi stare sotto la pioggia per ore.'



E qui faccio una piccola pausa. Per dire che, è mio solito iniziare un colloquio (termine che detesto!) facendo un piccolo complimento, o una piccola osservazione. Generalmente osservo e commento anelli e orecchini, oppure un filo di trucco diverso dal solito, o un velo con colori più accesi o più cupi, uno smalto sulle unghie appena messo, un broncio insolito se si tratta di bambini o un peluche particolarmente soffice stretto al petto. Osservo e noto una malinconia più evidente, così come un sorriso più gioioso o un viso più stanco e preoccupato.
Non è nulla di speciale, eppure è il mio personalissimo modo per entrare in sintonia con le persone che incontro; è un modo per metterle a loro agio, e fargli capire che qui siamo in 'territorio amico', che non hanno proprio nulla da temere. Molti di loro sono abituati alle scrivanie, alle schede, ai timbri dei commissariati di polizia o delle questure e, fin dai primissimi giorni di servizio, la mia più grande preoccupazione è stata quella di scongiurare il pericolo che il Centro d'Ascolto venisse confuso con luoghi simili perché, anche qui, ci sono scrivanie, timbri e schede da compilare.
Ma, in questura non notano se oggi hai messo lo smalto rosso, e neppure che hai degli orecchini che ti stanno benissimo; non notano, o comunque raramente ti dicono, che oggi sembri felice, e che il tuo bambino è cresciuto ed è ancora più bello.
Ma, se tutte queste cose in questura o nel commissariato di polizia o in banca o alle agenzie del lavoro non te le dicono, al Centro d'Ascolto sì. Perché qui è come essere a casa, dove ci si può permettere di lasciarsi un po' andare, abbassare le difese e ricevere un complimento.

È la mia piccola strategia per mettere a proprio agio chi arriva qui e che, magari, ha qualcosa di faticoso da raccontare (piccola o grande, reale o immaginata che sia la fatica). Ovviamente, non è che dispenso complimenti a chiunque, ma quando noto qualcosa che colpisce in modo particolare il mio interesse e il mio sguardo, non mi trattengo e lo dico.

Così è successo con R., perché il suo cappello davvero mi piaceva. Ed infatti gli dico che ne vorrei tanto uno anche io, ma che, essendo una timida cronica, non ho mai osato comprarne uno perché mi sento arrossire alla sola idea di uscire di casa con un cappello così in testa.
E, a questo punto ecco che R., con tutta la serenità del mondo mi dice: 'Ma che problemi ti fai? Tu sei come sei e non devi avere paura di essere te stessa. Nella vita non bisogna mai avere paura di esporsi al mondo così come noi vogliamo essere.'
Rimango in silenzio. Non so cosa rispondere e non rispondo perché, dopo tutti i libri di filosofi, psicologi, sociologi, teologi, poeti e scrittori che ho letto fino ad ora, nessuno mi ha mai saputo dire con così grande serenità che è bello essere se stessi sempre e comunque, così come è riuscito a dirmelo R. con le sue mani rovinate dal freddo e i suoi abiti impregnati di pioggia. 

Ire.

domenica 26 ottobre 2014

In coda allo sportello sei solo un numero come un altro....

Seguire una pratica burocratica è faticoso, ti fa investire molto tempo e molte energie.
Tutti abbiamo avuto almeno una volta la “bella esperienza” di fare la fila in posta, in Comune o all'ufficio dell' Asl, ma seguire queste pratiche ripetutamente per i nostri ospiti mi ha fatto notare che ci sono delle costanti non piacevoli.
Per prima cosa la confusione che imperversa nella gestione di ogni singola pratica.

 Vi faccio un breve esempio, per l’erogazione di documenti per i richiedenti asilo:
• L’ufficio Asl non eroga la tessera sanitaria se non vi è un nulla osta che dichiara la chiusura della precedente tessera che l’ospite aveva aperto in un’altra Regione italiana (nella quale era stato accolto prima di arrivare al Centro). Ma pare che questo foglio sia richiesto solo dalle Asl della regione Lombardia; perciò le Regioni che devono mandare questo nulla osta rimangono “perplesse” per tale richiesta e ci mettono tempi biblici ad erogare il documento.
• Con il nulla osta l’ufficio Asl eroga la tessera sanitaria, ma sarebbe comunque  meglio se l’ospite avesse già attivo il codice fiscale.
• L’agenzia delle entrate, però, non eroga il codice fiscale se la persona non ha la residenza certificata dal Comune, che può dimostrare solo avendo la Carta d’identità.
• Il Comune dal canto suo non eroga la Carta d’identità se l’ospite non ha un permesso di soggiorno valido per un periodo minimo di sei mesi.
• La Questura - ovviamente-  ha rilasciato permessi di soggiorno che hanno validità di tre mesi....

La seconda costante non piacevole riguarda invece "l’accoglienza amichevole" degli stessi impiegati: tutte le volte che entriamo in uno di questi uffici troviamo un funzionario che- con sguardo vuoto e fare sgarbato- cerca di liquidarci dicendo "Io non ve la posso fare questa pratica perché manca questo, questo e quest’altro!"
Spesso abbiamo dovuto discutere animatamente con questi educatissimi e irremovibili impiegati per ottenere ciò che volevamo. Fortunatamente almeno le tessere sanitarie le hanno erogate anche senza il codice fiscale (e senza discutere): bastava avere il nulla osta; per i codici fiscali invece, non avendo il documento necessario, abbiamo dovuto far valere le nostre ragioni con l’impiegato di turno ricordandogli che le volte precedenti un suo collega aveva accettato un' "autocertificazione" di residenza da parte dell’ospite, in sostituzione del documento.
Insomma alla fine ce l’abbiamo fatta ma ciò non toglie che gli impiegati siano rimasti molto confusi dal nostro intervento perché lo standard della pratica ( che non comprende l’eccezione dei richiedenti asilo)  è stato in qualche modo stravolto.

Cosa dire perciò dell'atteggiamento freddo e sbrigativo dell’impiegato che prova a liquidarti? Bè è questione di efficacia ed efficienza!
Non bisogna perdere tempo perché la coda è lunga! Meglio liquidare la faccenda in fretta....

Sapete, mi ha fatto tanto ridere l’esagerazione con la quale nel film "Benvenuti al Nord" si descrive il funzionamento di una "Posta efficiente". In particolare mi riferisco a quando l’impiegato Volpe cerca di fare delle domande di cortesia alla signora in coda ma viene subito ripreso dal suo superiore:

Volpe : << Buongiorno signora, che mi dice di bello? >>
Colombo :<< Domanda non pertinente! >>
[......]
Colombo: << Sintetizzare, accelerare, sorridere, timbrare! Lei dovrebbe essere gentilmente determinato, scioltamente sintetico, affettuosamente deciso....chiaro? >>
Volpe: << Con tutto il rispetto.... posso andare in bagno? >>

Tratto dal film: Benvenuti al Nord, 2012, regia di Luca Miniero

A seguito delle esperienze da me vissute in prima persona, forse il regista del film non ha esagerato troppo! Molti impiegati devono avere davvero imparato il mantra sintetizzare, accelerare, sorridere, timbrare per cui non ci dobbiamo stupire se quando arriviamo allo sportello non ci guardano nemmeno in faccia e si rivolgono con tono gentilmente determinato (non sgarbato, non sia mai) e scioltamente sintetico (non sbrigativo). Il fatto è che tu sei solo il numero 10 di una lunga coda.... ancora  troppi numeri dopo di te per perderci tempo!


In fondo non è solo colpa loro. Noi  stessi ci aspettiamo ed esigiamo che il nostro turno arrivi in fretta, che gli impiegati siano rapidi nel loro lavoro e che la coda si smaltisca velocemente.

Ormai parto preparata ogni qualvolta devo fare una di queste pratiche: ci saranno sicuramente intoppi, discussioni e troverò anche impiegati che - con fare affettuosamente deciso - mi faranno notare che la mia richiesta li sta occupando per parecchio (sottinteso, troppo) tempo.

Purtroppo in questo modo la persona perde d’importanza di fronte all'investimento di energie: l’impiegato diventa solo uno strumento erogatore di pratiche, che serve tanti numeri in coda.... 





venerdì 10 ottobre 2014

La partita di pallone (o il "quasi miracolo" dei guantoni da portiere)

"Buonasera gentili telespettatori, in diretta dallo stadio oratoriale di Rancio per voi il vostro Gianni Caputo"

"E Josè Altofino"

Gianni: "E' tutto pronto allo stadio oratoriale di Rancio dove nonostante una pioggia battente che ha inzuppato il campo da questo pomeriggio il grande lavoro degli addetti ha consentito il regolare svolgersi di questa finale di gran prestigio per la storia del calcio locale.
In campo tra pochi minuti infatti si sfideranno le rappresentative di Casa Abramo e la favorita Via dell' Isola ma nel calcio non si può mai dire!
Nuvole, nuvole nere minacciano tempesta questa sera, ma non è tempo di fare pronostici, ne sul campo ne sul tempo... sarà battaglia vera  quella che ci aspetta stasera.. la posta in palio è alta.. chi sarà il prossimo vincitore del Mundialito? Massimo dacci le ultime dal campo"

Massimo: "Sì.. allora.. vi confermo le anticipazioni della vigilia, nonostante il brutto infortunio patito domenica Via dell' Isola ha recuperato in extremis il suo regista difensivo Robert che partirà dall'inizio. Nessuna novità per le due formazioni che si schiereranno tutte col 2-1-1.
Qui il campo non promette bene anche se si sta affacciando qualche timido raggio di sole, la notevole quantità d'acqua caduta nei giorni scorsi ha dato un bel da fare agli addetti al campo per presentarlo al meglio che si poteva. Campo quindi in non perfette condizioni, ma la cosa non sembra procurare grossi problemi alle due squadre che sono apparse molto concentrate nel lavoro di rifinitura."

G. "Grazie Massimo.. ecco ci sono appena arrivate le formazioni Ufficiali: Casa Abramo si schiera con Corti in porta, difesa a 2 con Abdel Massih e Mario, a centrocampo la stella Ghirmay e in attacco l'insidioso Robel.
Di fronte, gli isolotti scendono in campo con Marcello tra i pali Edo e Robert in difesa, centrocampo di grande qualità con Rocco e attacco super con Sargiat a disposizione Roberto e Enok. Nessun uomo in panchina per la comunità di Casa Abramo che deve schierare questa formazione forzata."

G. "Bene, vedo le squadre che stanno ultimando il riscaldamento. SUPERSPOT!"


G. "Eccoci e ben ritrovati, le squadre sono già in campo.. tutto è pronto... e... partiti!

E' subito via dell'Isola che parte bene con una discreta circolazione di palla, Edo imposta l'azione lancio lungo a cercare Sargiat.. troppo lungo la palla si perde sul fondo."

J. "Una brutta palla per Sargiat che non poteva controllare.. mi sembrano partiti un po' deconcentrati gli isolotti.."

G. "Rimessa dal fondo.. errore di Corti che favorisce Rocco, uno due con Sargiat.. Tiro... GOOAAALL!!! 1 a 0 per gli isolotti.. nessuno si aspettava un inizio così.."

J. "Incredibile amisci.. nessuno si aspettava un errore così da parte di un portiere esperto come Corti, Casa Abramo è già in difficoltà... e sotto per una rete a zero!"

G. "Sì Josè, nessuno si aspettava una partenza così, vediamo ora come reagiscono i ragazzi guidati da Micaela Furiosi.."

G."Ripartiti! Ora è Casa Abramo a gestire il pallone, Robel per Ghirmay che la gira a Abdel Massih, da Abel a Mario, da Mario ad Abdel.. lancio lungo completamente fuori misura.."

J." Abdel è un buon difensore, ma mamma mia! Ogni tanto sembra che gli hanno montato i piedi al contrario.."

G. "Riparte via dell'isola.. tentativo da lontano di Sargiat.. alto sulla traversa! Cosa ne pensi Josè?"

J." Partita frizzantina, molto meglio gli isolotti.. Casa Abramo pare aver subito il colpo.."

G. "Palla a Ghirmay che parte dalla difesa, scarta un avversario.. ne scarta due.. tre.. è al limite dell'aria.. tiro... fuori!!!"

J. "No! c'era Robel a centro area completamente libero.. quel ragazzo è troppo fiducioso nei suoi mezzi.. ai miei tempi si chiamavano veneziani!"

G. "Senza offesa per gli abitanti della laguna sembra che l'Eritreo abbia passato molte ore a mollo nella città più romantica del mondo.. vedo movimento a bordo campo.. Massimo?"

M." Sì Gianni, Edo l'allenatore in campo ha chiesto il cambio.. Pare sia  Enok l'uomo designato  a rilevare il capitano.."

G."Stanchezza o dobbiamo aspettarci qualcosa di più serio?"

M."No Gianni.. Pare sia la tattica degli isolotti, cambi volanti molto frequenti, la squadra in generale non gode di ottima forma.."

G."Grazie Massimo.. Ancora Casa Abramo che fraseggia al limite dell'area.. palla a Ghirmay.. filtrante per Abdel Massih.. tiro... GOAAALL!!"

J."Che palla amisci.. da vero poeta del calscio!"

G. "Gran goal per Casa Abramo che riporta il risultato in parità.. 1 a 1!"

G. "Palla a Robert che con la sua classe si sbarazza di Robel palla a Rocco.. siamo 1 contro 1.. Casa Abramo si è scoperta.. Mario in un tentativo estremo urla cercando di deconcentrare l'avversario, urla di guerra, urla di pura foga agonistica.. tiro... fuori... le urla di Mario hanno davvero disturbato l'attaccante.."

J."Comportameto antisportivo.. incredibile amisci.. l'arbitro non ha rilevato nulla di irregolare.. incredibile amisci.."

G. "Sì in effetti non un bel gesto da parte del difensore di Casa Abramo."

G."Palla a Robel scarta un avversario tiro.. palo!!"

J."Che azione per Casa Abramo.. Peccato sia andata a finire così.."

M."Cambio tra le file degli isolotti Roberto rileva Rocco.. "

G."Grazie Massimo  puntuale come sempre.. Ripartono gli isolotti...Casa Aramo alza il pressing.. Enok lancia Sargiat che vede l'inserimento del neo entrato Roberto è solo davanti a Corti.. Tiro.. Corti intercetta ma non trattiene.. la palla che si dirige verso la porta.. proprio nell'angolo dove Corti aveva riposto i guantoni dopo aver preso il goal del momentaneo uno a zero.. la palla impatta coi guantoni.. la palla rimane li.. Corti si fionda a riprenderla.. ce l'ha in mano... sono tutti intorno all'arbitro.. la situazione è tesa.. Corti fa ampi gesti di no con la mano.. ma l'arbitro convalida.. ed è GOOOAALLL! 2 a 1 per gli isolotti.. i ragazzi di Casa Abramo sono ancora tutti intorno all'arbitro a protestare ma il signor Bianchi di Genova  è irremovibile.."

J."Era dai tempi di Bordon che non si vedeva un portiere senza guantoni.. e stavano per salvare Casa Abramo.. peccato.."

G."Dal replay il miracolo era bell' e compiuto! Si vede chiaramente che la palla non aveva superato la linea di porta.. goal dunque irregolare.. a quando la moviola in campo?"

J."Quando gli asini voleranno.."

G."Speriamo che la Nasa dopo averci portato sulla Luna spedisca in orbita uno dei nostri amici allora!"

G."Ripartiti.. Reazione di rabbia di Casa Abramo che si presenta al limite con Abdel Massih tiro... fuori oltre le barriere.. palla bandita!"

J."Non mi stancherò mai di dirlo.. questo ragazzo ha grandissime doti ma non fatelo tirare!!!"

G."L'arbitro a colloquio col guardalinee.. Sospende la gara.. Non c'è un pallone di scorta.. incredibile amici.."

J."E' uno scandalo amisci.. chi tutela i tifosi accorsi numerosi.. non è possibile! una delle pagine più nere del calcio locale.."

G."Sì è veramente un brutto spettacolo quello a cui stiamo assistendo.. tutti aspettavamo con ansia questa partita.. ma il calcio è così.. "

J."E così ce lo teniamo.. purtroppo!"

G." Quindi per il momento è tutto, ricordiamo.. gara sospesa al minuto 21 col risultato di 2 a 1 per gli uomini di Via dell' Isola.. un saluto da Gianni Caputo.."

J."E da Josè Altofino!"

G."Buonanotte e buon calcio a tutti!"

lunedì 22 settembre 2014

Il futuro sorride a quelli come noi

(si sa che io sono quella della socialità - in forma di cene, aperitivi, lunedì di pasqua, etc - e delle sviolinate, quindi anche stavolta non abbiatene a male e perdonate la mia onnipresenza sul blog... ma se questo post non lo scrivevo adesso, non lo scrivevo più!)

Ormai so che ogni volta che parto per eventi caritas di più di un giorno parto assonnata e torno megacarica. "Carica" proprio nel senso di piena, piena di nuove informazioni e punti di vista diversi. Ad Albino dai dehoniani erano stati tutti i pasti condivisi ai tavoli rotondi e la presentazione sulle modalità della risposta caritas all'emergenza. All'ultimo campetto di formazione era stata la tavola rotonda sul carcere e lo scambio sul rapporto Dio-serviziocivilecaritas. Stavolta le occasioni sono state molteplici: il dialogo su Expo con un imprenditore, un sociologo e un sindacalista (no, il calciatore non c'era, Lara, mi spiace); l'intervento sugli ogm della domenica mattina (nonostante fosse alla domenica mattina), alcuni degli stand-carrettidelgelato. E soprattutto tutte le nostre conversazioni: dall'origine dell'ebola all'emotività/capacità di provare sentimenti degli animali, passando per i racconti dei mesi estivi (esperienze togolesi, vacanze marittime cogli ospiti, route fra i monti, scoperte alimentari entomologiche) e le ansie/speranze per il futuro.
La cosa che mi stupisce sempre in positivo è quanto siamo sempre attivi e reattivi, pronti a metterci a disposizione (e conseguentemente la nostra capacità di ripiglio e organizzazione)... spostare mille sedie, gestire una caffetteria, smontare uno stand?  Non c'è problema: facciamo tutto noi!! Per me trovare altre 15 (onore ai "caduti"!! =) persone con le quali collaborare e parlare così bene è un evento felice e confortante.

Piccolo Inciso a uso e consumo di chi ci legge e può occuparsene: ci siamo tutti saggiamente chiesti la logica di un catering che serve 3 volte carne in 3 pasti, durante un convegno che parlava di fame, expo, nutrizione e fabbisogni alimentari...

sabato 20 settembre 2014

A metà strada


Ogni giorno, come moltissime persone, prendo il treno per andare in comunità. 

Sarebbe bello avere il servizio sotto casa, ma visto che non è così sfrutto al meglio il tempo del viaggio! 
Arricchendolo il più possibile: è un momento in cui programmo quello che devo fare dopo, rifletto e scrivo quello che è capitato durante la giornata. Non parlo molto, ascolto.
L’ascolto è ciò che vivo spesso durante il servizio: per conoscere l’altra persona è utile usare i silenzi, ci sono racconti di sé che vanno “oltre le parole”. 
Non sempre ci sono parole adatte in tutte le situazioni.
Momenti che possono essere vissuti solo se si abita il silenzio.
Come quando ci si trova in mezzo alla natura: camminare nel silenzio ti dà la possibilità di ricaricare le batterie. 

Abbandonato il mio trenino per qualche tempo, quest’estate ho vissuto delle belle giornate in giro per le montagne, per staccare totalmente dalla quotidianità frenetica e “gustare” le persone con cui ero. “Belle” perché sono stati giorni pieni ma molto semplici e differenti dalla routine cittadina.
Quando tutti i giorni fai spazio all’altro e ti riempi delle loro fatiche, senti l’esigenza di prenderti cura di te, proprio per lavorare meglio con le persone.
Oltre alle chiacchiere, tra i monti, ci sono stati momenti di silenzio assoluto…anche perché la fatica della salita alle volte ti ruba il fiato!

C’eravamo l’uno per l’altro, ci aspettavamo; in sentieri più scoscesi, ci si dava una mano nell’affrontarli. 
Poi c’era il nostro zaino, pieno di tutto il necessario (o anche di cose inutili o in quantità illimitata, tipo il cibo!) e la cartina, da studiare ogni sera prima di affrontare una nuova giornata. 
C'erano i segni che sul sentiero davano sicurezza, non stavi sbagliando strada...oppure se stavi sbagliando potevi tornare al bivio precedente e cambiare direzione.
Insomma, come la nostra vita!
La sera ti raccontavi con il desiderio di condividere un po’ tutto con gli altri e confrontarsi sulle vite che ognuno stava vivendo. 
Il ritorno è stato un nuovo inizio ed ecco, ora sono qui: nel mezzo di intrecci di narrazioni, racconti non per forza detti o scritti, senza spaventarmi di vivere il silenzio.



Camminare è un atto che spoglia, che mette a nudo e ricorda all’uomo l’umiltà e la bellezza della sua condizione” 

Il mondo a piedi. Elogio della marcia, D. Le Breton

mercoledì 3 settembre 2014

Videochiamate dall'aldilà

M se n'è andato. Buffo che come meta abbia scelto una delle mie papabili scelte per il mio futuro (Vienna e il suo Danubio si affacciarono più volte nella rosa delle possibili città dove cercare un lavoro e un terrazzo dove trasferire la mia famiglia di piante - invero decimate da questa estate balorda).

Comunque M se n'è andato e a me è rimasta una leggera amarezza - per il suo italiano che andava davvero migliorando, per le pause pranzo leggere e stupide che ci si poteva concedere con lui, perché speravo fosse uno di quelli che restano per sempre a bazzicare nei dintorni - ma in realtà sotto sotto mi accorgo di avere la vivida speranza che là possa trovare un lavoro e un futuro e una chiesa copta e qualcun'altro da intrattenere in pausa pranzo.

M qui aveva una borsa lavoro in una cascina dove piantava l'insalata, coglieva le more di gelso e imparava parole strane e nuove (come "cartamusica"). Però non andava molto d'accordo con il suo compagno di stanza e di lavoro, stacanovista e gran musone.

M diceva che non è vita se non c'è un sorriso!

M non è rimasto a fare un lavoro qualsiasi in un posto che non gli piaceva e con persone che mal sopportava, ma è andato a cercare la sua fortuna altrove (e in fondo non vorremmo farlo un po' tutti?). Non si è accontentato. E a 24 anni lo trovo sano! Ha passato metà della sua vita chiuso in una chiesa, senza alcuna possibilità di studiare, lavorare o viverne fuori, perché mai dovrebbe dovuto accontentarsi di questo pochissimo che gli offre l'Italia? E allora se n'è andato. Noi che restiamo possiamo solo preparargli una torta d'addio, stampare una foto ricordo e augurargli buona fortuna. C'è di che essere felici per lui, a mio parere, senza pensare che tanto da dove veniva non c'era lavoro e non aveva nulla da fare e allora avrebbe dovuto accontentarsi della prima cosa - che gli permetta di comprarsi il pane - che ha trovato!! Siate affamati, ha detto qualcuno che a noi "occidentali" (i famosi "nati nella parte giusta del mondo") piace tanto, e dunque trovo che sia inutile da parte "nostra" pretendere che lui si accontenti, quando siamo noi per primi a non accontentarci mai.

Nel vocabolario fonetico di M la confusione fra le parole TOPO e TUBO era più che comprensibile - nonostante le lezioni personalizzate, le sillabe mobili, i giochi didattici sul cellulare e tutto il resto - e noi gli volevamo bene anche per questo.


PS: So che sembra che io ne stia parlando come di qualcuno che è morto, ma in effetti per me lo è: un amico ormai lontano, scappato da qui (e lo stanno facendo tutti - non siamo i soli, ormai, ad abbandonare la nave) e che non può neanche scrivermi un sms, una mail, una cartolina per farmi sapere che è arrivato sano e salvo... potrei attendere con ansia una sua videochiamata?!

lunedì 1 settembre 2014

...e mi fondo con il cielo e con il fango...

- Ciao come è andata in Africa?
- Bene grazie!

- Chissà che povertà hai visto!
- No, non la chiamerei così, diciamo che

- Ma hai preso l’ebola?
- Beh..direi di no, fortunatamente li non c’è, i paesi colpiti dal virus sono

- Ma come mai non sei abbronzato?
- Sai, questo è il periodo dove piove spesso e

- Che bravo, sei andato ad aiutare chi ha bisogno!
- In realtà non ho aiutato nessuno, sono andato per

- Ma fa caldo??
- ---

La parte più difficile di un viaggio è sempre il ritorno a casa. 
In confronto viaggiare nel delirio tra il Benin e il Togo è una passeggiata. Non tanto perché mi manca l’Africa o le avventure vissute, intendo la difficoltà nel subire lo scontro frontale tra alcune domande ricevute e la voglia di raccontare veramente l’esperienza vissuta.
Ora..non sono andato in missione, ma ho capito che la vera missione inizia quando si torna a casa, ovvero cercare di trasmettere nel miglior modo possibile l’esperienza vissuta e far capire che certe idee o semplici sentiti dire non sono sempre verità. 
C’è dell’altro


C’è molto altro sotto questo sottile strato su cui ci si sofferma troppo spesso. Bisognerebbe forse scavare, andare un po’ più a fondo nelle cose e dubitare di alcuni luoghi comuni. 
C’è il rischio di si sporcarsi, di trovarsi nel fango… ma ci si sente un po’ più veri.
Ci tenevo a fare questa introduzione perché sento il bisogno di scardinare alcune idee.
Non sono andato in Africa per salvare nessuno, mi spiace se deludo qualcuno, ma ho sempre odiato opinioni di questo tipo. 
Sembra che chi parte per l’Africa sia improvvisamente una persona buona che va a salvare i bambini poveri o a risolvere i problemi di una terra che non conosce neanche. 
Ma non credo sia così, e ora che sono tornato ne sono ancora più convinto!


Per impegni di servizio civile e date non sono riuscito a partire coi cantieri di Caritas e allora mi sono arrangiato organizzandomi un cantiere autonomamente!
Sono andato in Africa, in Togo, nel villaggio di Tsèvie, invitato da un grande amico che mi ha permesso di vivere per 3 settimane con la sua famiglia e scontrarmi con un diverso stile di vita, con un modo diverso di intendere alcune cose. 
Ed è questo che cercavo. 
Sono arrivato in punta di piedi, conoscendo ben poco di dove e come avrei vissuto. 
Volutamente. 
Le aspettative le ho lasciate a casa, non ci stavano nella valigia, pesano troppo e non servono. Ho preferito partire con tanta libertà, quella pesa molto meno e al check-in non fanno storie se ne porti più di 23 kg.


Sono state 3 settimane intense, da pazzi, vissute a pieno, sia nella lentezza di alcuni momenti sia nella viva confusione di altri, condite da una grande dose di avventura che ti fa sentire vivo, ti fa tornare alle origini di te stesso e capisci che forse il nostro modo di intendere la vita non è unico e certo.


In alcuni momenti riesci a sentire il tuo respiro (e anche quello del tuo vicino quando viaggi in 22 su un pulmino da 9…), senti il tuo cuore battere quando ti devi af-fidare a qualcuno che non conosci in una terra straniera, e hai un po’ di timore quando fai visita a un carcere africano e ti ritrovi in mezzo a quasi 300 detenuti togolesi (con sole due guardie, in ciabatte …) poi ti stupisci dell’immensa, costante, puntigliosa (e a volte imbarazzante) accoglienza che si riceve, e il continuamente sentirsi osservato per il colore diverso della pelle e qualche pelo sulle braccia.


Ti da fastidio quando vedi grosse contraddizioni politico-religiose, o la condizione di alcuni ospedali, ma ti fa piacere quando insegni delle attività a dei ragazzi, ed è ancora più bello quando loro le insegnano a te nonostante comunicare sia un po’ difficile...
non puoi che spalancare gli occhi quando vedi scene che neanche lontanamente puoi immaginare... o scopri che un funerale dura 15 giorni …


E a volte rimani in silenzio, spesso, quando ti guardi dentro e vedi qualcosa che cambia, e non sai cos’è.
Ma sei felice.
Perché stai accogliendo il cambiamento come una grazia.
Perché un viaggio ti cambia, anche se non lo vuoi, ti cambia ancora prima di partire, quando nasce il desiderio di andare e guardare… sono gli stimoli, i desideri che ti cambiano, che ti muovono… tutto sta nel avere coraggio ad accoglierli come un dono e affidarsi, mettersi in gioco. 
Con tutti i rischi e le difficoltà che si possono incontrare.


“Fidati del tuo cuore anche se il mare prende fuoco. E vivi per amore anche se le stelle camminano all’indietro. Credi nell’impossibile ed ama con tutto te stesso”

E’ stato un viaggio pazzo, unico, vivo, inaspettato, ricco, avventuroso.
Ho donato forse poco o niente a quella terra, ma non mi intristisce questa cosa.
Ho ricevuto la voglia di essere pazzo, unico, vivo, inaspettato, ricco, avventuroso.

...e soprattutto ho la conferma della gioia che c'è nel fondersi con il cielo e con il fango...



Fabio.