sabato 20 settembre 2014

A metà strada


Ogni giorno, come moltissime persone, prendo il treno per andare in comunità. 

Sarebbe bello avere il servizio sotto casa, ma visto che non è così sfrutto al meglio il tempo del viaggio! 
Arricchendolo il più possibile: è un momento in cui programmo quello che devo fare dopo, rifletto e scrivo quello che è capitato durante la giornata. Non parlo molto, ascolto.
L’ascolto è ciò che vivo spesso durante il servizio: per conoscere l’altra persona è utile usare i silenzi, ci sono racconti di sé che vanno “oltre le parole”. 
Non sempre ci sono parole adatte in tutte le situazioni.
Momenti che possono essere vissuti solo se si abita il silenzio.
Come quando ci si trova in mezzo alla natura: camminare nel silenzio ti dà la possibilità di ricaricare le batterie. 

Abbandonato il mio trenino per qualche tempo, quest’estate ho vissuto delle belle giornate in giro per le montagne, per staccare totalmente dalla quotidianità frenetica e “gustare” le persone con cui ero. “Belle” perché sono stati giorni pieni ma molto semplici e differenti dalla routine cittadina.
Quando tutti i giorni fai spazio all’altro e ti riempi delle loro fatiche, senti l’esigenza di prenderti cura di te, proprio per lavorare meglio con le persone.
Oltre alle chiacchiere, tra i monti, ci sono stati momenti di silenzio assoluto…anche perché la fatica della salita alle volte ti ruba il fiato!

C’eravamo l’uno per l’altro, ci aspettavamo; in sentieri più scoscesi, ci si dava una mano nell’affrontarli. 
Poi c’era il nostro zaino, pieno di tutto il necessario (o anche di cose inutili o in quantità illimitata, tipo il cibo!) e la cartina, da studiare ogni sera prima di affrontare una nuova giornata. 
C'erano i segni che sul sentiero davano sicurezza, non stavi sbagliando strada...oppure se stavi sbagliando potevi tornare al bivio precedente e cambiare direzione.
Insomma, come la nostra vita!
La sera ti raccontavi con il desiderio di condividere un po’ tutto con gli altri e confrontarsi sulle vite che ognuno stava vivendo. 
Il ritorno è stato un nuovo inizio ed ecco, ora sono qui: nel mezzo di intrecci di narrazioni, racconti non per forza detti o scritti, senza spaventarmi di vivere il silenzio.



Camminare è un atto che spoglia, che mette a nudo e ricorda all’uomo l’umiltà e la bellezza della sua condizione” 

Il mondo a piedi. Elogio della marcia, D. Le Breton

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