- Ciao come è
andata in Africa?
- Bene
grazie!
- Chissà che
povertà hai visto!
- No, non la
chiamerei così, diciamo che
- Ma hai
preso l’ebola?
- Beh..direi
di no, fortunatamente li non c’è, i paesi colpiti dal virus sono
- Ma come mai
non sei abbronzato?
- Sai,
questo è il periodo dove piove spesso e
- Che bravo,
sei andato ad aiutare chi ha bisogno!
- In realtà
non ho aiutato nessuno, sono andato per
- Ma fa
caldo??
- ---
La parte più
difficile di un viaggio è sempre il ritorno a casa.
In confronto viaggiare nel
delirio tra il Benin e il Togo è una passeggiata. Non tanto perché mi manca
l’Africa o le avventure vissute, intendo la difficoltà nel subire lo scontro
frontale tra alcune domande ricevute e la voglia di raccontare veramente
l’esperienza vissuta.
Ora..non
sono andato in missione, ma ho capito che la vera missione inizia quando si
torna a casa, ovvero cercare di trasmettere nel miglior modo possibile
l’esperienza vissuta e far capire che certe idee o semplici sentiti dire non
sono sempre verità.
C’è dell’altro.
C’è molto altro sotto questo sottile strato
su cui ci si sofferma troppo spesso. Bisognerebbe forse scavare, andare un po’
più a fondo nelle cose e dubitare di alcuni luoghi comuni.
C’è il rischio di si
sporcarsi, di trovarsi nel fango… ma ci si sente un po’ più veri.
Ci tenevo a
fare questa introduzione perché sento il bisogno di scardinare alcune idee.
Non sono
andato in Africa per salvare nessuno, mi spiace se deludo qualcuno, ma ho
sempre odiato opinioni di questo tipo.
Sembra che chi parte per l’Africa sia
improvvisamente una persona buona che va a salvare i bambini poveri o a
risolvere i problemi di una terra che non conosce neanche.
Ma non credo sia così,
e ora che sono tornato ne sono ancora più convinto!
Per impegni
di servizio civile e date non sono riuscito a partire coi cantieri di Caritas e
allora mi sono arrangiato organizzandomi un cantiere autonomamente!
Sono andato
in Africa, in Togo, nel villaggio di Tsèvie, invitato da un grande amico che mi
ha permesso di vivere per 3 settimane con la sua famiglia e scontrarmi con un
diverso stile di vita, con un modo diverso di intendere alcune cose.
Ed è
questo che cercavo.
Sono arrivato in punta di piedi, conoscendo ben poco di
dove e come avrei vissuto.
Volutamente.
Le
aspettative le ho lasciate a casa, non ci stavano nella valigia, pesano troppo
e non servono. Ho preferito partire con tanta libertà, quella pesa molto meno e
al check-in non fanno storie se ne porti più di 23 kg.
Sono state 3
settimane intense, da pazzi, vissute a pieno, sia nella lentezza di alcuni
momenti sia nella viva confusione di altri, condite da una grande dose di
avventura che ti fa sentire vivo, ti fa tornare alle origini di te stesso e
capisci che forse il nostro modo di intendere la vita non è unico e certo.
In alcuni
momenti riesci a sentire il tuo respiro (e anche quello del tuo vicino quando
viaggi in 22 su un pulmino da 9…), senti il tuo cuore battere quando ti devi
af-fidare a qualcuno che non conosci in una terra straniera, e hai un po’ di
timore quando fai visita a un carcere africano e ti ritrovi in mezzo a quasi
300 detenuti togolesi (con sole due guardie, in ciabatte …) poi ti stupisci dell’immensa,
costante, puntigliosa (e a volte imbarazzante) accoglienza che si riceve, e il
continuamente sentirsi osservato per il colore diverso della pelle e qualche
pelo sulle braccia.
Ti da
fastidio quando vedi grosse contraddizioni politico-religiose, o la condizione
di alcuni ospedali, ma ti fa piacere quando insegni delle attività a dei
ragazzi, ed è ancora più bello quando loro le insegnano a te nonostante comunicare
sia un po’ difficile...
non puoi che spalancare gli occhi quando vedi scene che
neanche lontanamente puoi immaginare... o scopri che un funerale dura 15 giorni …
E a volte rimani
in silenzio, spesso, quando ti guardi dentro e vedi qualcosa che cambia, e non sai
cos’è.
Ma sei
felice.
Perché stai
accogliendo il cambiamento come una grazia.
Perché un
viaggio ti cambia, anche se non lo vuoi, ti cambia ancora prima di partire,
quando nasce il desiderio di andare e guardare… sono gli stimoli, i desideri
che ti cambiano, che ti muovono… tutto sta nel avere coraggio ad accoglierli
come un dono e affidarsi, mettersi in gioco.
Con tutti i rischi e le difficoltà
che si possono incontrare.
“Fidati del tuo cuore
anche se il mare prende fuoco. E vivi per amore anche se le stelle camminano
all’indietro. Credi nell’impossibile ed ama con tutto te stesso”
E’ stato un
viaggio pazzo, unico, vivo, inaspettato, ricco, avventuroso.
Ho donato forse
poco o niente a quella terra, ma non mi intristisce questa cosa.
Ho ricevuto
la voglia di essere pazzo, unico, vivo, inaspettato, ricco, avventuroso.
...e soprattutto ho la conferma della gioia che c'è nel fondersi con il cielo e con il fango...
Fabio.
Grazie Fabio per questa condivisione! Sono stupita e commossa ^^
RispondiEliminaMi fa piacere! A presto!
RispondiEliminaGrazie per questa tua testimonianza cosi vera, densa e viva.
RispondiEliminaQuesto è vivere... "perché il nostro modo di intendere la vita non è unico e certo".
"Accogliere il cambiamento come una grazia" .. mi ha colpito molto.
Vivi