lunedì 1 settembre 2014

...e mi fondo con il cielo e con il fango...

- Ciao come è andata in Africa?
- Bene grazie!

- Chissà che povertà hai visto!
- No, non la chiamerei così, diciamo che

- Ma hai preso l’ebola?
- Beh..direi di no, fortunatamente li non c’è, i paesi colpiti dal virus sono

- Ma come mai non sei abbronzato?
- Sai, questo è il periodo dove piove spesso e

- Che bravo, sei andato ad aiutare chi ha bisogno!
- In realtà non ho aiutato nessuno, sono andato per

- Ma fa caldo??
- ---

La parte più difficile di un viaggio è sempre il ritorno a casa. 
In confronto viaggiare nel delirio tra il Benin e il Togo è una passeggiata. Non tanto perché mi manca l’Africa o le avventure vissute, intendo la difficoltà nel subire lo scontro frontale tra alcune domande ricevute e la voglia di raccontare veramente l’esperienza vissuta.
Ora..non sono andato in missione, ma ho capito che la vera missione inizia quando si torna a casa, ovvero cercare di trasmettere nel miglior modo possibile l’esperienza vissuta e far capire che certe idee o semplici sentiti dire non sono sempre verità. 
C’è dell’altro


C’è molto altro sotto questo sottile strato su cui ci si sofferma troppo spesso. Bisognerebbe forse scavare, andare un po’ più a fondo nelle cose e dubitare di alcuni luoghi comuni. 
C’è il rischio di si sporcarsi, di trovarsi nel fango… ma ci si sente un po’ più veri.
Ci tenevo a fare questa introduzione perché sento il bisogno di scardinare alcune idee.
Non sono andato in Africa per salvare nessuno, mi spiace se deludo qualcuno, ma ho sempre odiato opinioni di questo tipo. 
Sembra che chi parte per l’Africa sia improvvisamente una persona buona che va a salvare i bambini poveri o a risolvere i problemi di una terra che non conosce neanche. 
Ma non credo sia così, e ora che sono tornato ne sono ancora più convinto!


Per impegni di servizio civile e date non sono riuscito a partire coi cantieri di Caritas e allora mi sono arrangiato organizzandomi un cantiere autonomamente!
Sono andato in Africa, in Togo, nel villaggio di Tsèvie, invitato da un grande amico che mi ha permesso di vivere per 3 settimane con la sua famiglia e scontrarmi con un diverso stile di vita, con un modo diverso di intendere alcune cose. 
Ed è questo che cercavo. 
Sono arrivato in punta di piedi, conoscendo ben poco di dove e come avrei vissuto. 
Volutamente. 
Le aspettative le ho lasciate a casa, non ci stavano nella valigia, pesano troppo e non servono. Ho preferito partire con tanta libertà, quella pesa molto meno e al check-in non fanno storie se ne porti più di 23 kg.


Sono state 3 settimane intense, da pazzi, vissute a pieno, sia nella lentezza di alcuni momenti sia nella viva confusione di altri, condite da una grande dose di avventura che ti fa sentire vivo, ti fa tornare alle origini di te stesso e capisci che forse il nostro modo di intendere la vita non è unico e certo.


In alcuni momenti riesci a sentire il tuo respiro (e anche quello del tuo vicino quando viaggi in 22 su un pulmino da 9…), senti il tuo cuore battere quando ti devi af-fidare a qualcuno che non conosci in una terra straniera, e hai un po’ di timore quando fai visita a un carcere africano e ti ritrovi in mezzo a quasi 300 detenuti togolesi (con sole due guardie, in ciabatte …) poi ti stupisci dell’immensa, costante, puntigliosa (e a volte imbarazzante) accoglienza che si riceve, e il continuamente sentirsi osservato per il colore diverso della pelle e qualche pelo sulle braccia.


Ti da fastidio quando vedi grosse contraddizioni politico-religiose, o la condizione di alcuni ospedali, ma ti fa piacere quando insegni delle attività a dei ragazzi, ed è ancora più bello quando loro le insegnano a te nonostante comunicare sia un po’ difficile...
non puoi che spalancare gli occhi quando vedi scene che neanche lontanamente puoi immaginare... o scopri che un funerale dura 15 giorni …


E a volte rimani in silenzio, spesso, quando ti guardi dentro e vedi qualcosa che cambia, e non sai cos’è.
Ma sei felice.
Perché stai accogliendo il cambiamento come una grazia.
Perché un viaggio ti cambia, anche se non lo vuoi, ti cambia ancora prima di partire, quando nasce il desiderio di andare e guardare… sono gli stimoli, i desideri che ti cambiano, che ti muovono… tutto sta nel avere coraggio ad accoglierli come un dono e affidarsi, mettersi in gioco. 
Con tutti i rischi e le difficoltà che si possono incontrare.


“Fidati del tuo cuore anche se il mare prende fuoco. E vivi per amore anche se le stelle camminano all’indietro. Credi nell’impossibile ed ama con tutto te stesso”

E’ stato un viaggio pazzo, unico, vivo, inaspettato, ricco, avventuroso.
Ho donato forse poco o niente a quella terra, ma non mi intristisce questa cosa.
Ho ricevuto la voglia di essere pazzo, unico, vivo, inaspettato, ricco, avventuroso.

...e soprattutto ho la conferma della gioia che c'è nel fondersi con il cielo e con il fango...



Fabio.

3 commenti:

  1. Grazie Fabio per questa condivisione! Sono stupita e commossa ^^

    RispondiElimina
  2. Grazie per questa tua testimonianza cosi vera, densa e viva.
    Questo è vivere... "perché il nostro modo di intendere la vita non è unico e certo".
    "Accogliere il cambiamento come una grazia" .. mi ha colpito molto.
    Vivi

    RispondiElimina