lunedì 9 giugno 2014

Memorie inaspettate


"Il frère con lui è gentile e paziente e noi siamo contenti che sia così.
Non ci domandiamo: "Perchè il frère preferisce Naji a tutti noi?".
Non ce lo chiediamo perchè a Naji vogliamo bene e le persone che amiamo è come se fossero noi."
Se non fossi egiziano, Ala Al-Aswani



Sul treno di ritorno, rifletto spesso sui racconti o sulle situazioni accadute durante il giorno, per custodire una piccola memoria personale, una memoria dove tenere le vite fragili che incontro. Quando conosci un pezzo di vita dell'altro, ti rendi conto che necessiti di dover creare uno spazio per lui, un ambiente dove accogliere queste storie con cui ogni giorno vivi.
Hai la consapevolezza che dev'essere una stanza dove poter rielaborare ciò che entra.
Lo ritengo un esercizio quotidiano, probabilmente un'azione che compiono molti educatori, assistenti sociali, psicologi, insegnanti, professionisti che lavorano con persone "spezzate". 
Provo a scrivere quello che accade di più significativo sul mio diario di bordo perchè le parole lasciate sulla carta rappresentano ciò che di più caro abbiamo, bloccando quell'evento, memorizzandolo.
Memorie fatte di buche, di scale in salita e in discesa, di muri senza porte e senza finestre che non permettono ad altri di prendere con sè quella sofferenza. Memorie senza confini.
In momenti semplici, quotidiani e inaspettati, queste porte si spalancano e quelle vite ti inondano. Impensabile, quella persona con te non ha un rapporto profondo, ti conosce da poco. Accedere alla memoria altrui è un'operazione difficile da compiere, in cui usare un'estrema delicatezza.


"La condizione umana, René Magritte"

Alle volte è proprio quando ti senti distante, non adatto e sconosciuto che per unirti e costruire quel ponte di relazione devi "deporre le armi" e dire "sono qui per te...se vuoi stare solo, va bene; ma se vuoi parlare un po', lo sai che ci sono...".



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