R: Dove sono i bambini?
E: I bambini? In che senso? I bambini sono a scuola...
R: Nono, intendo gli altri bambini!
E: Gli altri bambini?
R: Quando ero in Olanda, nel campo dove vivevo c'erano alcuni palazzi solo per uomini, altri solo per donne e poi delle piccole case, villette separate in cui vivevano le famiglie...e lì c'erano i bambini!
E: Ah, i bambini migranti! In Italia ci sono strutture apposite per ogni categoria: ce ne sono alcune (come Casa Onesimo) in cui ci sono solo uomini, altre in cui vengono accolti mamme e bambini, altre per minori non accompagnati e altre ancora per le famiglie. Queste ultime si chiamano SPRAR. Sai che ci sono alcune mie colleghe del servizio civile che lavorano in uno SPRAR? Pensa che mi hanno raccontato che in un occasione si sono trovate a dover "insegnare" a una mamma a fare la mamma! Non è un po' strano doverlo insegnare? Il fatto è che...
R: Non lo trovo così strano. A volte le mamme non vogliono fare le mamme.
E: E perché?
R: Perché odiano i loro figli.
E: E perché?
R: Perché sono state costrette a farli dai loro genitori.
E: Ah. Effettivamente non c'avevo mai pensato... E perché un genitore dovrebbe costringere i propri figli a fare dei figli? Non capisco...per avere una famiglia più grande?
R: No, per salvare la faccia. Così il vicinato, le altre persone non penseranno che tuo figlio è gay.
E: Capisco.
R: I genitori ti costringono ad avere una moglie e dei figli così nessuno penserà che sei gay. E allora tu odi i tuoi figli perché non li hai voluti, ti hanno costretto ad averli...
(pausa)
La situazione è piuttosto difficile in U per i gay.
E: Ma non c'è una comunità LGBT? Dei posti in cui possono andare, dei locali, delle associazioni...
R: Negli ultimi 5-7 anni la situazione è peggiorata molto. La comunità LGBT deve stare nascosta. Ci sono dei club in cui puoi andare e conoscere gente ma se gli altri ti vedono che ci entri allora è finita...è meglio stare nascosti e fare finta di niente.
(pausa)
Però uno non può nascondersi per 40 anni.
E: Capisco. Ma in U è illegale essere gay? Ci sono delle leggi contro i gay?
R: In quel momento ancora non c'erano leggi, ma comunque la polizia se sa che sei gay ti viene a prendere a casa tua per portarti in prigione. E in pochi escono per raccontare cosa succede dentro. Quando entri vedi tutte le pareti sporche di sangue e non vuoi sapere perché. Ti strappano le unghie perché pensano che gli uomini le tengano lunghe per sentirsi più femminili e allora ti vogliono togliere anche questa possibilità.
E: E non c'è un posto dove andare? Qualcuno che protegga o si prenda cura degli omosessuali? Qualche associazione...la religione?
R: Tutti odiano i gay: il governo, la polizia, gli imam, i preti...e nessuno li difende perché se no sarebbe messo sotto accusa anche lui e processato solo perché li difende.
(pausa)
E: Capisco.
Questa conversazione in inglese (la traduzione è mia, è libera, è letteraria) va avanti ancora per qualche battuta, con io che cerco di spiegare che in Italia sei libero di essere ciò che vuoi, che la polizia non ti metterà in prigione solo perché sei ciò che sei, che qui è diverso. Non sono davvero convinta fino in fondo delle mie parole, però la mia voce vuole manifestare convinzione accorata e decisa. Voglio fargli capire che qui è al sicuro, anche se lui non mi ha ancora esplicitamente dichiarato che è gay e io ho finto di non capire - continuando a parlare in forma impersonale ("loro", "i gay", "la comunità LGBT" "l'omosessualità") - e di non vedere le sue unghie. Il fatto è che, a mio parere, a priori uno non può nascondersi neanche per 40 minuti; figurarsi per 40 anni.
martedì 17 giugno 2014
venerdì 13 giugno 2014
Effetti collaterali del Servizio sugli (in)volontari
Tutun tutun tutun tun....il treno in corsa procede veloce verso la stazione di Caronnno Pertusella come ogni mattina.
Io e Manou, mezze addormentate dall'orario mattutino, chiacchieriamo degli impegni
odierni di Servizio visto che abbiamo circa venti minuti di viaggio.
Dopo nemmeno 5 minuti di conversazione Manou si alza, mette lo zaino in spalla ed esclama:
<<Bene è ora di scendere!>>
Un pò stranita mi guardo fuori dal finestrino. Novate.
<<Manou ma siamo a Novate....mancano ancora 6 fermate!>>
Manou si risiede e scoppiamo a ridere discutendo sui danni effettivi che il Servizio sta causando lentamente ai suoi neuroni.
Ma se Manou non è uscita indenne dal Servizio io non sono da meno!
Immaginatevi....
Mattinata calda e afosa. I tavoli del centro sono occupati da stoffe variopinte e da altri materiali per fare laboratori creativi.
Io e Manou stiamo selezionando le stoffe che più si avvicinano ai nostri gusti e intanto cerchiamo di “godere” dell'aria calda prodotta dal ventilatore.
<< Dai proviamo a fare una collana con la stoffa! Ti ricordi il sito nel quale avevamo trovato le istruzioni per farla!?>> domanda Manou.
Io annuisco e mi fiondo senza pensarci alla scrivania con il PC.
Mi butto letteralmente seduta sulla sedia senza guardare nemmeno dove stavo andando e ....PAM!!!!
L’impatto con la seduta di plastica dura della sedia mi fa sobbalzare in aria con le gambe aperte e una mano urta una penna sulla scrivania che volteggia nel vuoto prima di ricadere vicino al mouse.
Io guardo stupita Manou - che già se la rideva a crepapelle – e poi mi rendo conto che la sedia di stoffa morbida da ufficio era di fianco a me e purtroppo non mi ero seduta su quella sedia!
Volete sapere alla fine come sono venute le collane di stoffa?
Ehm ehm… non siamo riuscite nemmeno lontanamente a farle uguali a quelle proposte dal sito! Anzi, a dire il vero, non siamo riuscite nemmeno a farle somigliare a delle collane!!!
Insomma c’è chi esce dal Centro Sprar di Caronno Pertusella con qualche neurone danneggiato e chi con il fondoschiena ammaccato! Ma lo sappiamo tutti no?
Il Servizio Civile è una scelta che cambia la vita.... in fondo ci avevano anche avvertito!
Io e Manou, mezze addormentate dall'orario mattutino, chiacchieriamo degli impegni
odierni di Servizio visto che abbiamo circa venti minuti di viaggio.
Dopo nemmeno 5 minuti di conversazione Manou si alza, mette lo zaino in spalla ed esclama:
<<Bene è ora di scendere!>>
Un pò stranita mi guardo fuori dal finestrino. Novate.
<<Manou ma siamo a Novate....mancano ancora 6 fermate!>>
Manou si risiede e scoppiamo a ridere discutendo sui danni effettivi che il Servizio sta causando lentamente ai suoi neuroni.
Ma se Manou non è uscita indenne dal Servizio io non sono da meno!
Immaginatevi....
Mattinata calda e afosa. I tavoli del centro sono occupati da stoffe variopinte e da altri materiali per fare laboratori creativi.
Io e Manou stiamo selezionando le stoffe che più si avvicinano ai nostri gusti e intanto cerchiamo di “godere” dell'aria calda prodotta dal ventilatore.
<< Dai proviamo a fare una collana con la stoffa! Ti ricordi il sito nel quale avevamo trovato le istruzioni per farla!?>> domanda Manou.
Io annuisco e mi fiondo senza pensarci alla scrivania con il PC.
Mi butto letteralmente seduta sulla sedia senza guardare nemmeno dove stavo andando e ....PAM!!!!
L’impatto con la seduta di plastica dura della sedia mi fa sobbalzare in aria con le gambe aperte e una mano urta una penna sulla scrivania che volteggia nel vuoto prima di ricadere vicino al mouse.
Io guardo stupita Manou - che già se la rideva a crepapelle – e poi mi rendo conto che la sedia di stoffa morbida da ufficio era di fianco a me e purtroppo non mi ero seduta su quella sedia!
Volete sapere alla fine come sono venute le collane di stoffa?
Ehm ehm… non siamo riuscite nemmeno lontanamente a farle uguali a quelle proposte dal sito! Anzi, a dire il vero, non siamo riuscite nemmeno a farle somigliare a delle collane!!!
Insomma c’è chi esce dal Centro Sprar di Caronno Pertusella con qualche neurone danneggiato e chi con il fondoschiena ammaccato! Ma lo sappiamo tutti no?
Il Servizio Civile è una scelta che cambia la vita.... in fondo ci avevano anche avvertito!
martedì 10 giugno 2014
Bimbi di Casa Agorà
Questa è la scritta che abbiamo colorato io e tutti i bambini della comunità.
Ci siamo divertiti, abbiamo riso; è stato un bel momento passato tutti insieme.
Ci siamo divertiti, abbiamo riso; è stato un bel momento passato tutti insieme.
Ubicazione:
Abbiategrasso MI, Italia
lunedì 9 giugno 2014
Parole parole parole.. e TORMENTONI!
Buongiorno!
Oggi volevo parlare di parole... le parole... pesate, fuori luogo, di conforto, giuste o sbagliate le usiamo naturalmente, di impulso, ma sono il solo mezzo che ci fa definire comunità umana, riesce ad unire le persone creando quella "strana" sensazione di comunione tra gli uomini..
E citando Mistaman: "Ci son momenti in cui non ne hai più, e cerchi quelle giuste per tirarti su, a volte ne hai spese troppe per riaverle indietro travisate e distorte, a volte sono vuote, a volte piene di sostanza, ci sono quelle vere, quelle di circostanza. Se una tira l'altra rischi che finisca a male, ne basta una di troppo per sforare. C'è chi vuole avere l'ultima, chi usa quella di Dio per una causa stupida, io le metto in rima e ci son soltanto loro tra noi come Mina."
Ma ci sono parole che ci identificano, che fanno parte di noi più di altre e allora (rullo di tamburi...) la comunità di CASA ABRAMO è lieta di presentarvi " LE FRASI TORMENTONE"
Ma prima di tutto un' avvertenza ai lettori.. frasi e situazioni sono reali solo i nomi dei personaggi sono di pura fantasia...e non si offendano i signori per le volgarità eventuali, ma questa è la verità e in quanto tale non ammette censure..
Ore 13:00 Martedì entrata in servizio, come al solito mi fiondo in ufficio per le consegne della giornata. Ercole (questo è il nome di fantasia che ho scelto vista l'energica figura che mi si para davanti..) è già lì che mi aspetta, la missione è una: devo accompagnarlo alla partita di calcio..
Ercole " Stefano, a che ora c'è la partita?"
Stefano " Partiamo per le 5 e mezza.. perchè dobbiamo essere lì per le 6.."
E. " Va bene.. va bene.."
E. " Minchia va come sono diventato magro.. oggi li spacco tutti!"
S. " Grande Ercole! ti vedo che sei in forma"
E. " Cioè capito, non sto mangiando pasta da almeno 3 settimane, cioè capito.. mi sto sgonfiando di brutto!"
Da lettori intelligenti quali siete avrete sicuramente capito che il nostro caro amico Ercole "abusa" leggermente del termine "cioè capito" ficcandolo una volta ogni tre parole... senza dimenticare la sua variante un po' più arrabbiata del "cioè non ho capito" che utilizza solitamente quando è in disaccordo con quello che gli si sta dicendo.. esco prima di beccarmene uno.
Non faccio in tempo a mettere fuori mezzo piede dalla porta che vengo trascinato nella tradizionale sfida di calcetto del dopopranzo..
Per la squadra rossa ci sono io e il mago di oz (..perchè gli somiglia). Dall'altra parte a tenere alto l'onore della squadra blu ci sono Roy e Linda (sì, proprio lei, la mia simpaticissima compagna di avventure...)
Stefano "Allora Mago come stai? sei carico?"
il Mago di Oz "Tutto a posto e niente in ordine... ahahahahaha" (risata generale)
S. "Dai partiti!"
Linda "O mi raccomando Roy"
Roy " Vinciamo.. questo è sicuro!"
Pronti via e 1 a 0 per i rossi al secondo 0,05.. L'azione è fantastica.. rasoterra del centrocampista numero 4.. palla al sette.. nulla da fare per il portiere..
Roy " Stefàno mooolto pericoloso!"
Incredibile amici! una partita a senso unico.. 10 a 2 in favore dei rossi...
La rivincita si preannuncia molto più complicata.. Ercole infatti sostituisce un affaticato Roy.. Si parte. Stavolta al secondo 0,03 è la squadra blu a passare in vantaggio.. il resto della partita è tanto scontato quanto disastroso: 10 a 3 per i blu.. tutti sotto la doccia l'appuntamento è per domani stesso campo stessa ora.
Mestamente torno a svolgere il mio servizio.
Ancora deluso per l'amara sconfitta appena subita noto l'avvicinarsi un ometto sul metro e 55, con un grande sorriso stampato in faccia che solo a vederlo già gli vuoi bene.. per di più dice di essere un grande poeta (e fidatevi lo è..).. attacca..
Grande poeta " ciao Stefano come stai?"
Stefano " bene, grazie.. e tu poeta come stai?"
G.P. " Bene bene.." (frase tormentone accompagnata dalla classica doppia pacca sulla spalla)
G.P. " Stefano.. Non è che mi faresti su una sigaretta?? Ciò qui il tabacco. La macchinetta le fa troppo strette.. eh! non tirano bene.."
S." Va bene.. dammi qua".
Esaudito il desiderio del grande poeta, eccolo apparire in tutta la sua maestosità il mitico Manolo.. (ebbene sì.. questo è il mio tormentone.. ho infatti il vizio di iniziare spesso le frasi con l'espressione we mitico!... ma mai tormentone fu più azzeccato in quanto il personaggio che sto per presentarvi ha veramente le caratteristiche del mito!).. veterano di Casa Abramo, espressione vivente della lunga tradizione sarda (quella più testarda), sempre pronto alla battuta o a raccontare qualche curioso aneddoto.. mi guarda di sbieco (come solo lui sa fare) e..
Manolo " we stefano, cosa ci fai qui? "
Stefano " Bè Manolo.. sai com'è sono le due e io inizio servizio all'una..."
M. " Ah! già!"
M. " A proposito, me la offri una sigaretta? "
..Signori e Signore qui mi fermo un attimo.. perchè sono lieto di presentarvi la mia frase tormentone preferita.. condivisa ampiamente con tutti gli operatori di Casa Abramo... coprite le orecchie ai bambini, salvatevi se siete deboli di cuore e preparatevi per un sonoro, eclatante, strameritato...
S. " Minchia, Manolo, Minchia! "
M. "(ride)"
Ride perchè sa già cosa succederà.. ma soprattutto sa che sono solo 13.35.. Gli offro la sigaretta, ne accendo un anch'io.. e aspetto... il prossimo TORMENTONE!
Oggi volevo parlare di parole... le parole... pesate, fuori luogo, di conforto, giuste o sbagliate le usiamo naturalmente, di impulso, ma sono il solo mezzo che ci fa definire comunità umana, riesce ad unire le persone creando quella "strana" sensazione di comunione tra gli uomini..
E citando Mistaman: "Ci son momenti in cui non ne hai più, e cerchi quelle giuste per tirarti su, a volte ne hai spese troppe per riaverle indietro travisate e distorte, a volte sono vuote, a volte piene di sostanza, ci sono quelle vere, quelle di circostanza. Se una tira l'altra rischi che finisca a male, ne basta una di troppo per sforare. C'è chi vuole avere l'ultima, chi usa quella di Dio per una causa stupida, io le metto in rima e ci son soltanto loro tra noi come Mina."
Ma ci sono parole che ci identificano, che fanno parte di noi più di altre e allora (rullo di tamburi...) la comunità di CASA ABRAMO è lieta di presentarvi " LE FRASI TORMENTONE"
Ma prima di tutto un' avvertenza ai lettori.. frasi e situazioni sono reali solo i nomi dei personaggi sono di pura fantasia...e non si offendano i signori per le volgarità eventuali, ma questa è la verità e in quanto tale non ammette censure..
"Che cosa stai dicendo Willis??" |
Ore 13:00 Martedì entrata in servizio, come al solito mi fiondo in ufficio per le consegne della giornata. Ercole (questo è il nome di fantasia che ho scelto vista l'energica figura che mi si para davanti..) è già lì che mi aspetta, la missione è una: devo accompagnarlo alla partita di calcio..
Ercole " Stefano, a che ora c'è la partita?"
Stefano " Partiamo per le 5 e mezza.. perchè dobbiamo essere lì per le 6.."
E. " Va bene.. va bene.."
E. " Minchia va come sono diventato magro.. oggi li spacco tutti!"
S. " Grande Ercole! ti vedo che sei in forma"
E. " Cioè capito, non sto mangiando pasta da almeno 3 settimane, cioè capito.. mi sto sgonfiando di brutto!"
Da lettori intelligenti quali siete avrete sicuramente capito che il nostro caro amico Ercole "abusa" leggermente del termine "cioè capito" ficcandolo una volta ogni tre parole... senza dimenticare la sua variante un po' più arrabbiata del "cioè non ho capito" che utilizza solitamente quando è in disaccordo con quello che gli si sta dicendo.. esco prima di beccarmene uno.
Non faccio in tempo a mettere fuori mezzo piede dalla porta che vengo trascinato nella tradizionale sfida di calcetto del dopopranzo..
Per la squadra rossa ci sono io e il mago di oz (..perchè gli somiglia). Dall'altra parte a tenere alto l'onore della squadra blu ci sono Roy e Linda (sì, proprio lei, la mia simpaticissima compagna di avventure...)
Stefano "Allora Mago come stai? sei carico?"
il Mago di Oz "Tutto a posto e niente in ordine... ahahahahaha" (risata generale)
S. "Dai partiti!"
Linda "O mi raccomando Roy"
Roy " Vinciamo.. questo è sicuro!"
Pronti via e 1 a 0 per i rossi al secondo 0,05.. L'azione è fantastica.. rasoterra del centrocampista numero 4.. palla al sette.. nulla da fare per il portiere..
Roy " Stefàno mooolto pericoloso!"
Incredibile amici! una partita a senso unico.. 10 a 2 in favore dei rossi...
La rivincita si preannuncia molto più complicata.. Ercole infatti sostituisce un affaticato Roy.. Si parte. Stavolta al secondo 0,03 è la squadra blu a passare in vantaggio.. il resto della partita è tanto scontato quanto disastroso: 10 a 3 per i blu.. tutti sotto la doccia l'appuntamento è per domani stesso campo stessa ora.
Mestamente torno a svolgere il mio servizio.
Ancora deluso per l'amara sconfitta appena subita noto l'avvicinarsi un ometto sul metro e 55, con un grande sorriso stampato in faccia che solo a vederlo già gli vuoi bene.. per di più dice di essere un grande poeta (e fidatevi lo è..).. attacca..
Grande poeta " ciao Stefano come stai?"
Stefano " bene, grazie.. e tu poeta come stai?"
G.P. " Bene bene.." (frase tormentone accompagnata dalla classica doppia pacca sulla spalla)
G.P. " Stefano.. Non è che mi faresti su una sigaretta?? Ciò qui il tabacco. La macchinetta le fa troppo strette.. eh! non tirano bene.."
S." Va bene.. dammi qua".
Esaudito il desiderio del grande poeta, eccolo apparire in tutta la sua maestosità il mitico Manolo.. (ebbene sì.. questo è il mio tormentone.. ho infatti il vizio di iniziare spesso le frasi con l'espressione we mitico!... ma mai tormentone fu più azzeccato in quanto il personaggio che sto per presentarvi ha veramente le caratteristiche del mito!).. veterano di Casa Abramo, espressione vivente della lunga tradizione sarda (quella più testarda), sempre pronto alla battuta o a raccontare qualche curioso aneddoto.. mi guarda di sbieco (come solo lui sa fare) e..
Manolo " we stefano, cosa ci fai qui? "
Stefano " Bè Manolo.. sai com'è sono le due e io inizio servizio all'una..."
M. " Ah! già!"
M. " A proposito, me la offri una sigaretta? "
..Signori e Signore qui mi fermo un attimo.. perchè sono lieto di presentarvi la mia frase tormentone preferita.. condivisa ampiamente con tutti gli operatori di Casa Abramo... coprite le orecchie ai bambini, salvatevi se siete deboli di cuore e preparatevi per un sonoro, eclatante, strameritato...
S. " Minchia, Manolo, Minchia! "
M. "(ride)"
Ride perchè sa già cosa succederà.. ma soprattutto sa che sono solo 13.35.. Gli offro la sigaretta, ne accendo un anch'io.. e aspetto... il prossimo TORMENTONE!
Memorie inaspettate
"Il frère con lui è gentile e paziente e noi siamo contenti che sia così.
Non ci domandiamo: "Perchè il frère preferisce Naji a tutti noi?".
Non ce lo chiediamo perchè a Naji vogliamo bene e le persone che amiamo è come se fossero noi."
Se non fossi
egiziano, Ala Al-Aswani
Sul treno di ritorno,
rifletto spesso sui racconti o sulle situazioni accadute durante il
giorno, per custodire una piccola memoria personale, una memoria dove
tenere le vite fragili che incontro. Quando conosci un pezzo di vita
dell'altro, ti rendi conto che necessiti di dover creare uno spazio
per lui, un ambiente dove accogliere queste storie con cui ogni giorno
vivi.
Hai la consapevolezza che dev'essere una stanza dove poter rielaborare ciò che entra.
Hai la consapevolezza che dev'essere una stanza dove poter rielaborare ciò che entra.
Lo ritengo un esercizio
quotidiano, probabilmente un'azione che compiono molti educatori,
assistenti sociali, psicologi, insegnanti, professionisti che
lavorano con persone "spezzate".
Provo a scrivere quello
che accade di più significativo sul mio diario di bordo perchè le
parole lasciate sulla carta rappresentano ciò che di più caro abbiamo,
bloccando quell'evento, memorizzandolo.
Memorie fatte di buche, di
scale in salita e in discesa, di muri senza porte e senza finestre
che non permettono ad altri di prendere con sè quella sofferenza.
Memorie senza confini.
In momenti semplici,
quotidiani e inaspettati, queste porte si spalancano e quelle vite ti
inondano. Impensabile, quella persona con te non ha un rapporto
profondo, ti conosce da poco. Accedere alla memoria altrui è
un'operazione difficile da compiere, in cui usare un'estrema
delicatezza.
"La condizione umana, René Magritte"
Alle volte è proprio quando ti senti distante, non adatto e sconosciuto che per unirti e costruire quel ponte di relazione devi "deporre le armi" e dire "sono qui per te...se vuoi stare solo, va bene; ma se vuoi parlare un po', lo sai che ci sono...".
domenica 8 giugno 2014
Un'oasi di pace
Inizio, rassicurando i miei compagni di servizio dicendo che NON sarete obbligati a pubblicare anche voi il vostro terzo post.. tanto per ora vige ancora la regola (implicita) che Stefano e Fabio non hanno ancora pubblicato il secondo, perciò.. !
Solo che io sono appena tornata da qualche giorno di mare e, si capisce, che andare al mare a inizio giugno significa passare le giornate a conversare con i 'vecchi' sotto l'ombrellone e a cantare Batti batti le manine ai bambini della spiaggia.. per cui, tra una discussione di politica (l'unica che io ritenga vera) con agguerriti pensionati e una ninnananna per far addormentare le bimbe più belle del mondo, ho trovato finalmente il tempo per fermarmi e pensare un po'.
In questi mesi non avevo avuto molte occasioni per farlo perché tanti eventi si sono semplicemente susseguiti senza sosta.. nell'ordine, ho lasciato prima i miei libri di filosofia, poi i disegni colorati dei bambini con cui lavoravo e infine una metà del mio cuore. Anche se, niente di tutto ciò è stato lasciato per sempre..
Lasciare, per che cosa?
Per andare tutti i giorni in Caritas ad ascoltare storie 'assurde'.
Questa, d'impatto, potrebbe essere la mia prima risposta. Storie che sono 'assurde' perché mi sembra assurdo che una persona venga licenziata dall'oggi al domani e, dopo due o tre anni, non sia ancora riuscita a trovare un nuovo impiego. Oppure mi sembra 'assurdo' che la maggior parte delle famiglie straniere riescano a vivere, in Italia con tre o quattro figli, con soli 400 euro al mese.
Situazioni, queste, che per me sono diventate 'ordinarie' nel senso che tutti i giorni faccio i conti con una povertà concreta, fatta di famiglie che non possono più pagare gli affitti e ricevono sfratti esecutivi, di coppie costrette a lasciarsi perché quando mancano i soldi per comprare il pane o per mettere la benzina nella macchina diventa davvero difficile non incolparsi a vicenda e continuare ad amarsi.
Una povertà fatta di bambini che non possono fermarsi alla mensa della scuola o che, con l'arrivo dell'estate non potranno andare al grest perché spesso l'unico stipendio rimasto in famiglia è quello delle mamme che fanno le pulizie in qualche ufficio alla mattina. Povertà fatta di genitori che ammettono di non aver acceso i riscaldamenti durante l'inverno perché costava troppo, o di uomini italiani che piangono perché dicono di vergognarsi di essere arrivati a bussare alla nostra porta.
Tutte situazioni, queste, che stanno condizionando la mia vita.
Perché quando penso alla fame nel mondo non penso più a situazioni lontane, ma ho in mente i volti dei tanti uomini che, ogni giorno, si mettono in fila per entrare alla mensa di San Nicolò.. a un passo dalla Basilica.. a un passo dai negozi del centro.
Più volte mi sono chiesta: e io, lo farei? Io, mi metterei in fila nella centralissima Lecco, con tutta quella gente che mi passa affianco e mi guarda?
E spesso penso: Ma no, impossibile, a me non succederebbe di finire così.. ma poi ripenso a chi sono i poveri che incontro e sono costretta ad ammettere che povero non è chi decide di vivere in strada perché non sa stare alle regole della società, come spesso sono stata abituata a pensare. Povero è anche quel signore di cui spesso, quando vado nelle scuole racconto la storia.
Un cinquantenne, come poteva essere mio papà, che aveva costruito una piccola impresa edile; tutto andava bene, i soldi c'erano, tanto da indurlo a comprare una nuova macchina. Poi la crisi. I clienti che iniziano a non pagare; lui che si fida e conclude i lavori pur andando in perdita e alla fine la decisione di dichiarare la sua azienda in fallimento.
Una storia che mi aveva impressionato e che credo porterò sempre con me, per il suo essere così 'comune' e così lineare nell'arrivare alla povertà. Non c'entrano dipendenze, scelte irrazionali, situazioni debitorie pregresse. Tutte condizioni, queste, che sicuramente ritrovo in molte altre storie che sento ma che rendono il tutto più complesso, più sfumato, e non così sfacciatamente semplice e comprensibile.
Di fronte a tutte queste storie spesso mi chiedo come posso stare e in che modo posso rispondere alle richieste, talvolta urlate e disperate e altre volte solo sussurrate..
Come posso io, con i miei 'soli' 25 anni stare di fronte a un uomo che mi dice di non avere più nemmeno il pane per i suoi figli?
È una domanda forte, a cui non so ancora esattamente cosa rispondere.
Per ora, mi viene in mente solo una poesia, o una preghiera per chi è credente, di don Tonino Bello, intitolata Ti auguro un'oasi di pace:
E il pianto che spunta
sui vostri occhi
sia solo pianto di felicità.
E qualora dovesse trattarsi
di lacrime di amarezza e di dolore,
ci sia sempre qualcuno
pronto ad asciugarvele.
Il sole entri a brillare
prepotentemente nella vostra casa,
a portare tanta luce,
tanta speranza e tanto calore.
Ripenso alle tante lacrime già incontrate e che, con l'aiuto di chi ascolta con me, ho cercato di raccogliere. E allora mi rispondo, pur consapevole del limite di tale risposta che, per ora, io, Irene, non posso fare molto altro, se non cercare di essere un'oasi felice per chi si rivolge a me e agli altri volontari. Un'oasi di pace, in cui tentare, anche solo per un momento, di ritrovare calore, speranza, luce.
E, forse, non c'è metafora migliore per spiegare che cos'è la vita e quanto è complessa.. l'oasi è assolutamente inaspettata, e allo stesso tempo è ciò che più desideriamo quando attraversiamo i nostri deserti. L'oasi ti fa capire che c'è una grande dose di imprevedibilità nella vita, perché, come può esserci dell'acqua proprio lì dove tutto sembra morto?
martedì 3 giugno 2014
My name is Paola
Ciao, mi chiamo Paola e sto svolgendo un anno di servizio civile nazionale ad Abbiategrasso, in una comunità donna-bambino chiamata Casa Agorà, che si occupa di sostenere donne che hanno subito violenza.
Non posso parlare della mia esperienza diretta ma dato che mi piace molto leggere ho pensato di utilizzare qualche frase tratta dal libro “Pensieri belli per anime delicate” edizioni DEL BALDO per comunicarvi qualcosa della mia esperienza e dei sentimenti che mi suscita:
Questa esperienza è difficile da raccontare per l’insieme di esperienze forti che devo ascoltare e che vivo con gli ospiti della comunità, se dovessi dare una definizione a tutto direi che sono “in una barca in mezzo alla tempesta”. Ecco si: un po’ mi sento come gli Apostoli quando in mezzo al lago in tempesta furono presi da mille sensazioni e chiesero l’aiuto di Gesù.
PERCHE’ è AIUTO LA PAROLA CHIAVE DI CIO’ CHE FACCIAMO: NOI AL PROSSIMO.
Non posso parlare della mia esperienza diretta ma dato che mi piace molto leggere ho pensato di utilizzare qualche frase tratta dal libro “Pensieri belli per anime delicate” edizioni DEL BALDO per comunicarvi qualcosa della mia esperienza e dei sentimenti che mi suscita:
Non prendere alla leggera il bene che fai,(DHAMMAPADA)
pensando che non ti tocchi.
Una brocca si riempie d’acqua che cade a goccia a goccia.
Non fare del bene se non sopporti l’ingratitudine.(Confucio)
Chi desidera procurare il bene altrui ha già assicurato il proprio.(Confucio)
Dai poco se doni le tue ricchezze, ma se dai te stesso, tu doni veramente.(Kahlil Gibran)
Compi ogni azione come fosse l’ultima della tua vita.(Marco Aurelio)
Chi vuol muovere il mondo, prima muova se stesso.(Socrate)
Dovunque c’è un uomo,(Seneca)
c’è l’occasione per fare del bene.
Ama e fa ciò che vuoi.(Sant’Agostino)
Nulla è difficile per chi ama.(Cicerone)
La fame d’amore è molto più difficile da rimuovere che la fame di pane.(Madre Teresa di Calcutta)
Questa esperienza è difficile da raccontare per l’insieme di esperienze forti che devo ascoltare e che vivo con gli ospiti della comunità, se dovessi dare una definizione a tutto direi che sono “in una barca in mezzo alla tempesta”. Ecco si: un po’ mi sento come gli Apostoli quando in mezzo al lago in tempesta furono presi da mille sensazioni e chiesero l’aiuto di Gesù.
PERCHE’ è AIUTO LA PAROLA CHIAVE DI CIO’ CHE FACCIAMO: NOI AL PROSSIMO.
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